La razòn porqué el estudio de el espanol me vuelve loca

Stamattina, sveglia alle 5 come di consueto, immersione in studio, disperazione crescente, demoni interiori: non ce la farai mai, guardati che non sai manco presentarti in quella lingua, ma dove vuoi arrivare.

E allora parliamo di loro: i demoni interiori.

Le navi (in questo caso, barche) sono sicure nel porto, ma non è per questo che sono state costruite.

Così tu ti imbarchi nel tuo viaggio nelle acque tempestose dello studio di una nuova lingua (come di qualunque altro progetto), e dall'acqua affiorano questi mostri spaventosi, grossi come giganti, lunghe ombre scure che ti circondano.

"Torna indietro!"
"Torna alla riva!"
"Non ce la farai mai!"
"Interrompi!"

(Nel caso dello spagnolo, che mi è sempre suonata affine anche il mio tono di voce oltre a piacermi come lingua, ci sono anche questioni fastidiose pregresse che mi imbarazzano, nel parlarne e nel pensarci)

Il punto è che i demoni interiori hanno il potere di spaventarci, ma sono innocui.

Ogni santa volta che cominci un nuovo progetto si presentano.
Vinci solo se continui a remare e li ignori bellamente.

Studio dalle 5 (sono le 9:30) fra Praktica (app per la pronuncia, AI), manualetti scritti quando avevo 17 anni e manuale di studio in lingua originale. E vorrei piangere. Ho l'impressione di non aver concluso nulla in tutto questo tempo. E non l'ho fatto perché non possiedo metodo di studio. 

In un momento come questo, in cui mi vergogno di essere al mondo e soffro di PTSD, non è l'ideale mettersi a imparare cose. Ma qui si parla di responsabilità. E quelle a una certa età non puoi evitarle.

E ieri sera con le lacrime che mi rigavano la faccia pensavo di nuovo a quanto bello sarebbe avere due blister di Cymbalta o di Prozac. Per "sentirmi meglio". In modo definitivo.

Sono una vigliacca. C'è chi se la passa peggio e tira avanti a testa alta. Non ho spina dorsale.

Ce la devo fare.

Ce la faccio.

Ce la devo fare.

Ce la faccio.

Ce la farò costi quel che costi.

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