Visualizzazione post con etichetta diario. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta diario. Mostra tutti i post

mercoledì 17 settembre 2025

Nell'ultima settimana (rapsodia)

Sono riuscita ad iscrivermi all'università, ma per via di un'ubriacatura abbastanza grave sono finita (di nuovo) in ospedale. Successivamente mi hanno trasferita in una comunità riabilitativa per dipendenze. Sto scrivendo da lì.

X mi ha portato un termos di due moka di caffè. L'ho trangugiato in mezz'ora. Sono ancora decisa a restare sveglia. Sono sicura che possa essere un modo buono per darmi il benservito. Non è che sia masochista. E' che a tratti non mi voglio -esattamente- bene.

("a tratti"... bah)

Resta la sensazione di non avere consapevolezza dei problemi che mi gravano sulle (larghe) spalle, e anche se un post fa dicevo di essere felice di non pensarci, sotto-sotto una piccola parte di me pensa che dovrei sentirmi in colpa per questo. Avendo passato tutta la vita ad essere infelice, ed avendo appreso che essere felici ha il suo prezzo da pagare, (in termini di disapprovazione e ostilità altrui), avendo appreso questa "lezione" tossica da un ambiente tossico, non è immediato cominciare a sentirsi bene. Ma ce la si fa ("ce la si fa"... si può dire? :/)

Intanto sono sobria da una settimana. Non mi sta pesando granché. A parte piccole parentesi di craving che supero brillantemente con un po' di self control.

Essendo qui da ieri sono stata enfatica ed amichevole con tutte, ma tante di quelle cazzate che sparo, che quasi tutti mi aggirano. Oggi alla macchinetta del caffé un tizio mi ha offerto una sigaretta. Come se mi avesse detto "Prendila e levati dai coglioni!!". LOL. Una rompipalle petulante e chiacchierona! 

A parte un uomo che mi rivolge spesso la parola o il saluto, non credo di essere particolarmente simpatica a nessuno, ma non è che - scusandomi la volgarità - me ne sbatta una sega. A parte la tristezza di sapersi sempre soli.

Stasera, portandomi il caffè, X e io ci siamo seduti su una panchina sotto un bel cielo stellato e l'adorabile gatta della comunità che ci si strusciava addosso facendo pasta e fusa. Nonostante mi senta così felice negli ultimi tempi, ho iniziato con i soliti discorsi e lui sembrava annoiato. Anch'io ero annoiata da me stessa sentendomi. Non abbiamo molti altri argomenti, di recente. La sensazione costante è che ci siamo già detti tutto. Ma io sono così felice di stare con lui... gli voglio ancora molto bene. Sono certa di essere ricambiata.

In questa comunità c'è un uomo di colore che ha degli occhi incredibilmente buoni e mi provoca sentimenti di placida tranquillità quando lo vedo. Non ho però nessun genere di interesse nei suoi confronti. Ci sono altri due africani che sono qui da anni ed anni, con tanto di lavoro, che sono persone esattamente "normali".

Come se tutti coloro che hanno la pelle scura spacciassero o fossero dei poco di buono. Però è innegabile che per ragioni economiche gran parte delle ruberie vengano commesse da immigrati (per puro caso di colore). Vivo in una cittadina che è praticamente la Gotham City italiana degli immigrati: un ristorante etnico ogni due passi e un sacco di furti. L'ultimo Natale, hanno fatto baldoria: tre o quattro negozi dai vetri spaccati la sera del 24 dicembre e le casse svuotate.

Dovrei rendermi conto che siamo in una situazione di merda, nel mondo. Non sono una fanciullina. Forse soffro di sindrome di Peter Pan. Voglio vivere nel mio grembo coperto di ovatta dove tutto oggi, nel 2025, va esattamente come dieci o quindici anni fa: benissimo (o quasi).

Sono quasi l'unica cretina che ancora ride in questo mondo zavorrato dalla guerra.

E sono l'unica cretina che, in ogni caso, se ne fa un problema.

"Cretina"? Sicuro. Forse un Forrest Gump "idiot savant".

Da mio padre ho ereditato la passione per la chimica (unica cosa buona che mi abbia trasmesso). E mi è sempre piaciuta - al liceo - la filosofia. Ma non ho (più?) un cervello adatto a leggere o studiare roba "filosofica" o minimamente complessa.

E' per questo che il corso di studi universitario che ho scelto è Lingue, che in confronto a tutti gli altri è abbastanza "approcciabile" o comunque non troppo impegnativo. Scoppio di gioia, d'altronde, all'idea di conoscere bene le lingue che ho scelto. Forse in cuor mio, in fondo in fondo, spero che possa aiutarmi a scappare da questa brutta repubblica...

E poi penso: dove cazzo vuoi andare? Che se giri l'angolo fai un casino... Figurarsi l'estero.

So che morirò qui - e, sempre "a chiacchierare", so anche di cosa: cancro. Cancro, ne sono certa. Da quando ho ritrovato la fede in Dio, però, non ho più paura. Neanche della morte.