La vita vera non è fatta di ascensori ma di scale: gradino dopo gradino, per raggiungere una stinta serenità al 50esimo piano. Io non ho fatto altro che sedere sul pavimento ai piedi del primo gradino sperando che venisse qualcuno a prendermi in braccio e portarmi verso la serenità. Di più: protestando se chi saliva le scale non mi degnava di uno sguardo. Ecco. Io non mi sono mai impegnata, ma le persone si impegnano normalmente. Io so di avere torto e di essermela cercata. Non ho più il sostegno economico di nessuno. Nelle mie precarie condizioni non posso nemmeno cercare e svolgere un lavoro. Non manca la voglia: è la paura tremenda di essere autonomi. Qualcosa di così radicato nella mia mente che nessun terapeuta potrebbe mai arrivarci e sradicarlo. Forse quando sarò sola... Ma per il momento, ecco, devo trovare una fonte di reddito. Devo pagare l'affitto, le bollette, le sigarette. Altro. Molto altro. E 300 euro al mese non sono minimamente sufficienti.
Eppure, più penso di essere sola, e in difficoltà, e più sono certa che la vita vera inizi adesso. La vita vera è anche nel parcheggio di un negozio cinese con una coperta lercia, dormendo sul pavimento. La vita vera è la vera sofferenza, la sofferenza che puoi solo guardare il cielo e pregare Dio.
Nessun commento:
Posta un commento