"I grandi pensatori li abbiamo ingabbiati nelle nostre librerie, da
dove essi, condannati al ridicolo per sempre, ci guardano con gli occhi
sbarrati, così diceva, pensai. Notte e giorno io sento il lamento dei
grandi pensatori che sono stati rinchiusi nelle nostre librerie, quei
ridicoli grandi spiriti ormai ridotti come mummie sotto vetro, così
diceva, pensai."
La pioggia mi ha impedito di uscire ancora di notte. Mi sento una povera stramba a camminare con il buio. Non è nemmeno tanto sicuro. Però è una routine che mi rende felice, tolto un po' di disagio. Un po' di caffè amaro-amarissimo, una giacca e vado svolazzando basso come un gufo per le strade immerse nel buio. Non ho mai un percorso predefinto, vado dove mi portano le gambe. Sto conoscendo meglio questo paese. Sono qui da tre anni e sono state più utili le mie notti bianche passate a percorrerlo a piedi che il resto del tempo sul sedile passeggero dell'auto del mio ragazzo.
Una litigata violenta con mia madre, per un motivo non futile, ma inesistente: mi sto scavando la fossa da sola con le unghia rotte che mi restano attaccate ai polpastrelli. Ma è sempre stata una mia singolare caratteristica. Sono una miccia. La miccia brucia da tanti anni, non so chi diede fuoco per primo. Ma è sempre più difficile e confuso. Credo fosse una delle leggi di Murphy. Lasciate a se stesse, le cose tendono ad andare di male in peggio.
Ho ripensato a Bernhard, "Il soccombente", perché oggi mi è saltata all'occhio la pagina di citazioni di quel libro.
Una litigata violenta con mia madre, per un motivo non futile, ma inesistente: mi sto scavando la fossa da sola con le unghia rotte che mi restano attaccate ai polpastrelli. Ma è sempre stata una mia singolare caratteristica. Sono una miccia. La miccia brucia da tanti anni, non so chi diede fuoco per primo. Ma è sempre più difficile e confuso. Credo fosse una delle leggi di Murphy. Lasciate a se stesse, le cose tendono ad andare di male in peggio.
Ho ripensato a Bernhard, "Il soccombente", perché oggi mi è saltata all'occhio la pagina di citazioni di quel libro.
"Ma il fatto è che le persone semplici non capiscono le persone complicate e con più spietatezza di chiunque altro le inducono a ritrarsi in se stesse, pensai. L'errore più grande che possiamo fare è credere che le cosiddette persone semplici siano in grado di salvarci. Ci rivolgiamo a loro in uno stato di angoscia estrema, li imploriamo letteralmente di salvarci, e quelli invece ci spingono ancora più a fondo nella disperazione. E come potrebbero, pensai, salvare un individuo stravagante dalla sua stravaganza.""Invidiai i morti. Per un attimo li odiai a causa della loro superiorità.""Il bambino era stato gettato dalla madre in questo ingranaggio dell'esistenza, il padre teneva in funzione costantemente questo ingranaggio dell'esistenza, che implacabilmente faceva il figlio a pezzi. I genitori sanno perfettamente che l'infelicità ad essi connaturata la perpetuano nei figli, ma nella loro crudeltà vanno avanti a fare figli e a gettarli nell'ingranaggio dell'esistenza."
"Wertheimer non era capace di vedere se stesso come un essere unico al mondo, mentre in effetti è così che ciascuno di noi può e deve concedersi di vedere se stesso se non vuole cadere in balia della disperazione, ogni essere umano, comunque sia fatto, è un essere unico al mondo, io stesso me lo dico di continuo e con questo son salvo."
"Facciamo una grandissima fatica per salvarci da questi soccombenti e da questi uomini da vicolo cieco, poichè questi soccombenti e questi uomini da vicolo cieco ce la mettono tutta per tiranneggiare il mondo che li circonda e uccidere a poco a poco le persone che li frequentano, mi dissi. Per deboli che siano, e proprio perchè la debolezza è radicata profondamente nella loro natura e costruzione, essi hanno la forza di esercitare sul mondo che li circonda un effetto devastante, pensai. Col mondo che li circonda, e con le persone che li frequentano si comportano, mi dissi, con una spietatezza che all'inizio non riusciamo nemmeno a immaginare, e quando finalmente ci rendiamo contro dei loro veri impulsi, del meccanismo peculiarissimo del loro essere soccombenti e uomini da vicolo cieco, allora è quasi sempre troppo tardi, ormai per sottrarci al loro influsso, quelli ci trascinano con sé, appena possono ci trascinano verso il basso, mi dissi, con tutta la violenza di cui sono capaci, disposti a sacrificare chiunque, anche la proprai sorella, pensai."
"Pur essendo in molte cose più fine e sensibile di me, finiva sempre per armarsi, fu questo il suo errore più grande, di sentimenti sbagliati, insomma era un vero soccombente, pensai. Voleva essere un artista, a lui non bastava essere l’artista della propria vita, benché questo concetto racchiuda tutto ciò che può rendere felice qualsiasi persona lungimirante, pensai. Wertheimer insomma si era innamorato, o addirittura era rimasto ammaliato dal proprio fallimento, pensai, e in questo fallimento si era incaponito fino alla fine. In effetti potrei dire perfino che pur essendo certamente infelice nella sua infelicità, sarebbe stato ancora più infelice se dall’oggi al domani avesse smarrito la sua infelicità. In verità sono molte le persone che proprio perché profondamente immerse nella loro infelicità, in fondo sono felici, pensai."
"Noi non perdoniamo al padre di averci fatti, alla madre di averci gettato al mondo e alla sorella di essere la perpetua testimone della nostra infelicità."
"Noi diciamo una parola e annientiamo un essere umano."
"Noi descriviamo e giudichiamo gli esseri umani sempre e soltanto in maniera errata."
"Il soccombente è già stato messo al mondo come soccombente."
"La cosa migliore era tenersi lontani da tutto, sottrarsi a tutto, dissi."
"L'uomo è l'infelicità, diceva di continuo, pensai, solo gli imbecilli affermano il contrario. Essere partoriti è un'infelicità, diceva, e fintanto che viviamo ci portiamo appresso questa infelicità, che soltanto la morte può spezzare. Ma ciò non significa che noi siamo solo infelici, la nostra infelicità è la premessa per poter essere anche felici, solo passando attraverso l'infelicità possiamo essere felici, così diceva, pensai. I miei genitori non mi hanno mostrato nient'altro se non l'infelicità, diceva, la verità è questa, pensai, eppure molto spesso sono stati felici, e lui dunque non poteva dire che i suoi genitori erano stati esseri umani infelici, e neppure poteva dire che erano stati felici, come pure di se stesso non poteva dire né di essere felice né di essere infelice, perché tutti gli esseri umani sono infelici e felici nello stesso tempo, diceva, e volta a volta è più grande in essi l'infelicità della felicità o viceversa. Ma una cosa è sicura, così diceva, pensai, che negli esseri umani c'è più infelicità che felicità."
Credo accada perché l'infelicità la viviamo sempre ben consapevoli, tristi, abbattuti, delusi. Mentre la felicità scorre via come qualcosa di normalissimo e veloce, quasi impercettibile nella sua ovvietà.
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